Le tue idee per ItWikiCon 2024

Friday, 5 July 2024 14:01 UTC

C’è tempo fino al 26 luglio per presentare le proprie proposte per il programma di itWikiCon 2024, che si svolgerà a Padova, dal 27 al 29 settembre. ItWiciCon è il raduno annuale dei volontari di Wikipedia e dei progetti fratelli in lingua italiana: un’occasione di incontro, formazione e discussione sull’enciclopedia collaborativa e su tutto quello che ci gira intorno.

Come Wikipedia, il programma di ItWikiCon vuole essere costruito in maniera collaborativa, per rafforzare la comunità dei volontari, aumentare la voglia di contribuire ai progetti e mettere a fuoco i problemi che le persone devono affrontare ogni giorno. Un altro criterio importante è rendere i partecipanti protagonisti della conferenza, sia incoraggiandoli a proporre idee e sessioni, sia sviluppando i momenti di discussione in maniera meno formale possibile.

Proponi le tue idee

Al momento i volontari che organizzano l’evento sono aperti a ricevere suggerimenti e proposte sia per i temi di cui si vorrebbe sentir parlare, sia per specifici eventi, come spiega Laurentius sul bar di Wikipedia:

“Ci sono due tipi di proposte che si possono fare. Il primo sono i temi, che rispondono alla domanda: secondo te, di cosa sarebbe importante parlare all’itWikiCon? Questi verranno usati per organizzare delle sessioni facilitate di mezza giornata, che formeranno l’ossatura dell’evento. Fare una proposta non richiede impegnarsi per realizzarla: l’idea è già tanto! All’interno dei temi vi invito a pensare anche se c’è qualcosa su cui vorreste che fosse proposta della formazione”.

Proponi un tema

“Il secondo tipo di proposte possibile – spiega sempre Laurentius – sono le sessioni singole, che saranno tipicamente più brevi (generalmente non più di un’ora). In questo caso, vi chiediamo di fare una proposta più strutturata, e l’aspettativa è che, se la proposta è selezionata, vi prendiate la responsabilità di portarla avanti. In ogni caso, se avete un’idea, anche se non sapete bene come formularla o dove farla, non fermatevi e proponetela pure!”

Proponi una sessione singola

Immagine: ItWikiCon 2023 – Calo dei contributori – FN16, di Dhinus, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Aggiungi foto a Wikipedia e vinci

Monday, 1 July 2024 06:34 UTC

Comincia il primo luglio anche in Italia l’edizione 2024 di Wikipedia Pages Wanting Photo: un concorso rivolto a tutti gli utenti di Wikipedia (esperti o meno) che vogliano partecipare al miglioramento delle voci dell’enciclopedia collaborativa aggiungendo foto, fatte da loro o da altri utenti.

Le immagini servono a comprendere e imparare e fin da quando è stato possibile, le enciclopedie hanno sempre proposto illustrazioni e foto di alta qualità per descrivere al meglio luoghi, fenomeni e personalità. Wikipedia, che può contare su una piattaforma digitale e un’immensa collezione di immagini sempre in crescita, non è certo da meno: eppure molte voci mancano ancora di fotografie e molte foto, anche di ottima qualità, non sono ancora utilizzate su Wikipedia. Per questo nasce il concorso Wikipedia Pages Wanting Photos.

Come si partecipa

La regola di base è semplice: bisogna aggiungere agli articoli di Wikipedia nuove foto – ma vanno bene anche video o file audio, se disponibili – che siano di buona qualità, di carattere enciclopedico e legati alla voce descritta. Per poter partecipare al concorso bisogna avere un account Wikipedia e salvare le proprie modifiche su ciascuna voce con gli hashtag #WPWP e #WPWPIT.

Ovviamente tutte le immagini devono avere una licenza libera compatibile con Wikipedia e il consiglio è di ricorrere a Wikimedia Commons per cercarle o per caricare le proprie in modo che siano riutilizzabili da chiunque, per qualunque scopo. Alcune accortezze fondamentali:

  • Le immagini scelte devono essere di buona qualità;
  • Tutte le immagini devono essere accompagnate da una didascalia descrittiva, chiara e coerente con la voce;
  • Le immagini devono essere posizionate in una posizione all’interno della voce coerente con il contenuto;
  • Non aggiungere foto in formato galleria di immagini;
  • Le immagini devono essere accompagnate da un testo alternativo che le descriva per facilitare la fruizione alle persone con disabilità visiva.

Leggi il regolamento completo

Qualche consiglio dagli utenti esperti

I volontari che partecipano a Wikipedia da più tempo hanno messo insieme qualche consiglio per facilitare il lavoro a chi vuole partecipare al concorso. Con Petscan si possono cercare le voci di Wikipedia ancora prive di foto, mentre con lo strumento WD4WP è possibile avere dei suggerimenti su immagini da aggiungere a Wikipedia.

Per chi non ha foto proprie da caricare, ovviamente non c’è problema. Si possono usare le foto delle varie edizioni di Wiki Loves Monuments o di Wiki Loves Earth, ma anche di molti altri concorsi italiani o internazionali pensati proprio per raccogliere foto da usare su Wikipedia.

Cerca le foto tra le categorie esistenti

Immagine: WPWP logo 1, di Blessing Ojo, Creative Director, Notch Visuals, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Wiki Loves Sport: prontə alle Olimpiadi?

Monday, 1 July 2024 06:32 UTC

Dal 17 luglio al 22 settembre torna su Wikipedia Wiki Loves Sport: l’iniziativa organizzata da WikiDonne per aumentare il numero di voci dedicate alle sportive, ma anche agli atleti con disabilità, su tutte le edizioni linguistiche dell’enciclopedia collaborativa. Giunto alla sua sesta edizione, il contest Wiki Loves Sport non si concentrerà solo sulle atlete delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024, ma permetterà agli utenti attivi su Wikipedia di aggiungere e migliorare voci collegate a numerosi eventi e pratiche sportive. Un’unica cosa importante: aumentare la diversità su Wikipedia, partendo dallo sport.

Gli Europei di Basket, l’Asia Cup, gli US Open e il campionato mondiale di calcio femminile sono solo alcuni degli eventi da cui prendere spunto, insieme all’occasione olimpica di Parigi 2024.

Come partecipare

Per partecipare, bisogna avere un profilo utente su Wikipedia. Per essere considerati validi, gli articoli creati devono contenere almeno 3.000 byte ed essere scritti tra il 17 luglio e il 22 settembre 2024, con tutte le regole di un buon articolo su Wikipedia: fonti attendibili, rispetto del diritto d’autore, valore enciclopedico della nuova voce.

I volontari e le volontarie che, nei due mesi dell’iniziativa, scriveranno almeno cinque voci su atlete o su atleti e atlete disabili potranno ricevere una stella su Wikipedia e un certificato digitale da Wikidonne.

Partecipa all’inziativa

Perché partecipare

Da molto tempo è noto ai volontari stessi di Wikipedia come manchino spesso voci legate alle minoranze, da diversi punti di vista. Iniziative come questa vogliono proprio ridurre questo gap, proponendo nuovi contenuti di qualità partendo da campi del sapere trasversali e interessanti per molti lettori di Wikipedia, come lo sport.

Camelia Boban, fondatrice di WikiDonne, spiega:

“I successi delle sportive non mancano: al World Cup di Ginnastica Ritmica a Milano, tappa italiana della Coppa del Mondo, le Farfalle vincono l’oro ai cinque cerchi e Sofia Raffaeli vince un oro al nastro e due argenti. La squadra femminile di fioretto ottiene l’oro agli Europei, le azzurre della pallavolo vincono il Volleyball Nations League femminile 2024 e Paola Egonu è miglior giocatrice. Però di questi successi si parla poco sui media e quindi anche su Wikipedia, che li usa come fonte per le nuove voci da scrivere.Con Wiki Loves Sport 2024 vogliamo dimostrare che bbiamo liste di voci mancanti di atlete in diversi sport, la voglia e le competenze per raccontare lo sport femminile nel modo giusto!

Immagine: UCI Road World Championships Innsbruck Women’s TTT Team Valcar, di Granada, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Giugno è stato caldo in Sicilia, e non solo per le temperature! Durante questo mese si sono svolti più eventi nell’isola per riunire utenti dei progetti Wikimedia e altri progetti collaborativi, a Catania e a Palermo. Dopo l’evento Wiki Takes Catania organizzato a settembre 2023, e l’hackathon di aprile 2024, i Wikimediani siciliani sono determinati a sviluppare progetti nella regione dopo qualche anno senza attività, e a collaborare con gruppi con valori simili che esistono già sul territorio.
 

Civic Hacking a Palermo

Abbiamo cominciato a Palermo, con un incontro che ha riunito Wikimediani, soci dell’associazione di promozione del software libero a Palermo Free Circle, e utenti di OpenStreetMap (OSM). Abbiamo cominciato con una serie di presentazioni: come funzionano Wikipedia e gli altri progetti, la cartografia collaborativa con OSM, le campagne di contribuzione Wiki Loves Earth e Wiki Loves Monuments e l’app StreetComplete per aggiungere facilmente informazioni utili su OSM. Sono seguite delle discussioni molto interessanti sul concetto di civic hacking, ovvero l’idea di partire dal basso per migliorare le informazioni e i servizi pubblici, e anche su come interessare il pubblico agli strumenti sotto licenza libera.

Questo incontro è stato anche l’occasione di scoprire lo spazio di coworking sociale neu[nòi], che ha ospitato l’evento, e organizza regolarmente degli incontri a scopo formativo. Manfredi, palermitano appassionato di open source, ci ha raccontato dopo l’evento: “È stata una boccata d’aria fresca open source, che fa davvero tornare la voglia di impegnarsi a portare avanti tanti progetti.”

Laboratorio su Wikidata a Catania

Qualche giorno dopo si è tenuto il secondo laboratorio Wikidata al Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania, condotto insieme a Sannita. Il primo intervento ad aprile è stato l’occasione di presentare a grandi linee come funziona il progetto e come sono organizzati i dati di Wikidata: il database libero legato a Wikipedia; questa volta invece siamo andati più in profondità con i partecipanti, studenti e non, che si sono creati un account e hanno fatto le loro prime modifiche su Wikidata.

Nonostante il fatto che il laboratorio si sia svolto su invito di una docente di informatica, abbiamo dimostrato che Wikidata non è solo un progetto tecnico per gli sviluppatori. Infatti, Giuseppe, studente in letteratura che dedica la sua tesi al romanzo “La luna e i falò” di Cesare Pavese, ha scoperto Wikidata in questa occasione. Insieme abbiamo discusso di come si può descrivere la relazione fra un personaggio fittizio e un personaggio reale su Wikidata. “Wikidata è stato una scoperta: sapere che altri prima di me avevano contribuito a modellare i rapporti tra personaggi e luoghi, tra finzione e realtà, mi ha permesso di avere una base da cui partire per il mio lavoro e mi ha stimolato a contribuire con le mie conoscenze ad ampliare questo dominio di conoscenza” ci racconta Giuseppe, molto entusiasta.
 

A fine mese, abbiamo organizzato un’altro raduno a Catania per creare uno spazio di discussione fra i vari progetti che lavorano su dati aperti e software libero a Catania. Oltre alle presentazioni dei progetti Wikimedia e di OSM, abbiamo anche sentito dal gruppo informale Open Data Sicilia, che raccoglie dati aperti sul territorio, e il Linux User Group di Catania che esiste da più di vent’anni. Mentre mangiavamo una buona fetta di pizza abbiamo discusso delle notizie sulla mobilità a Catania, di come descrivere precisamente un luogo su OSM, ed elaborato delle idee di prossimi incontri e progetti nella regione.

Scoprire il mondo dietro i progetti collaborativi

Questi incontri sono molto importanti per attivare la comunità in un luogo, perché grazie a una comunicazione precisa sui progetti Wikimedia (pagina dei raduni, lista degli utenti di una determinata regione) abbiamo potuto raggiungere delle persone che partecipano da tanto tempo sui progetti, ma non avevano ancora partecipato a  un evento di persona. Come ci diceva uno di questi utenti: “Ho scoperto tutto un mondo, sono molto felice di avervi conosciuti!”.
 

Creare una rete di Wikimediani sul territorio permette di cominciare a sviluppare dei progetti e delle collaborazioni con altre realtà o istituzioni pubbliche, a partecipare a campagne come Wiki Loves Monuments, e sul lungo termine, a rafforzare sia il numero di utenti nella regione, che l’apporto di contenuti creati su questa regione, che è uno degli obbiettivi del gruppo WikiSud che agisce per valorizzare i progetti Wikimedia nel meridione. Ringraziamo l’Italian Linux Society che ha contributo al successo di questi raduni, anche grazie al loro sostegno economico. 

Prossimi appuntamenti e contatti

Nella continuità di questi incontri e dopo una pausa estiva, ricomincieremo a riunire i volontari dei vari progetti open source e a migliorare insieme le conoscenze condivise sul territorio e il patrimonio siciliano. Invitiamo tutte le persone interessate a partecipare ai nostri eventi in Sicilia a seguire la pagina Raduni in Sicilia, ad aggiungersi alla nostra lista di diffusione su Wikipedia oppure al gruppo Telegram Wikimediani in Sicilia. Se avete idee, progetti, o semplicemente volete saperne di più sui nostri progetti, non esitare a contattarci.

Léa Lacroix

(User:Auregann), wikimediana dal 2010, vive in Sicilia e si  occupa di organizzazione di eventi, di progettazione et di attivazione  della comunità nel movimento Wikimedia.

Immagine: Raduno wiki, OSM & open source a Catania, 21 giugno 2024, di Emme17, CC BY 4.0, da Wikimedia Commons

State of the Map Europe in Polonia

Monday, 1 July 2024 06:30 UTC

I volontari di OpenStreetMap dedicano molto tempo online alla mappatura di luoghi anche molto lontani da dove vivono, ma sono sempre pronti a incontrarsi in presenza: per mappare, ma anche per condividere consigli, esperienze ed idee sui progetti in corso e futuri. Questo è il senso di State of the Map, il raduno dei mappatori di OpenStreetMap, che ormai esiste in due versioni: globale e europeo.

Se infatti quest’anno State of the Map sarà in Kenya, dal 6 all’8 settembre, in Polonia ci si prepara per State of the Map Europe, che sarà ospitato dal campus universitario di Łódź dal 18 al 21 luglio 2024.

Il programma

L’evento è aperto a tutti: non solo mappatori, ma anche sviluppatori, scienziati, designer e attivisti, oltre che rappresentanti di aziende e istituzioni. Profili molto diversi tra loro, ma che possono beneficiare e contribuire in modo diverso e sempre valido al grande database collaborativo di dati geospaziali aperti.

Tre giorni intensi e ricchi di presentazioni attendono i partecipanti, che potranno presentare le loro esperienze e ascoltare quelle di altri, interrogarsi sul futuro di OpenStreetMap, ma anche socializzare e creare legami e nuove possibilità di collaborazione.

Scopri il programma completo

I biglietti

Per partecipare a State of the Map Europe è necessario iscriversi comprando un biglietto dalla piattaforma dedicata. Attenzione: i prezzi sono in zloty polacchi!

Compra un biglietto

Per chi vuole partecipare all’evento dando una mano come volontario, è possibile manifestare la propria disponibilità.

Immagine: Łódź 2023, di Scotch Mist, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Wiki Loves Earth 2024

Monday, 24 June 2024 07:26 UTC

Torna nel 2024 anche in Italia Wiki Loves Earth, il concorso fotografico che vuole valorizzare e documentare le aree naturali protette italiane sui progetti Wikimedia. Paesaggi naturali, animali, piante e tutta la ricchezza della biodiversità italiana saranno i protagonisti degli scatti che chiunque può caricare su Wikimedia Commons fino al 15 luglio 2024.

Oltre a poter essere utilizzate per illustrare Wikipedia, le foto parteciperanno in automatico anche al concorso nazionale e internazionale, dando la possibilità ai fotografi di veder riconosciuta la qualità del loro contributo alla conoscenza libera in tutto il mondo.

Partecipa al concorso nazionale

Il concorso in Puglia

Per il 2024, una novità del concorso, organizzato a livello nazionale dall’associazione culturale InFormAzioni, è l’edizione locale pugliese: la prima in Italia, organizzata dai volontari della regione. Per la Puglia come per tutta Italia, partecipare è semplice e gratuito: dal 15 giugno al 15 luglio, basterà consultare l’elenco delle aree protette pugliesi, fotografarle o selezionare foto scattate in precedenza e caricare gratuitamente gli scatti su Wikimedia Commons seguendo la procedura guidata sul sito. Ogni partecipante potrà caricare un numero illimitato di foto.

I vincitori parteciperanno automaticamente alla fase di selezione nazionale e internazionale avendo la possibilità di gareggiare con fotografi italiani e da diversi Paesi contribuendo contemporaneamente alla diffusione della bellezza paesaggistica del territorio pugliese in tutto il mondo.

Partecipa a Wiki Loves Earth Puglia

Immagine: Luangiphoto, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Il cammino verso l’Open Access in Italia

Thursday, 20 June 2024 06:30 UTC

Il nuovo Decreto Tariffe del Ministero della cultura apre le maglie alle pubblicazioni a carattere scientifico

In Italia, il percorso (qui, qui e qui) in tema di accesso aperto alle immagini dei beni culturali in pubblico dominio è ancora caratterizzato da una netta dualità di pensiero. Da una parte, i sostenitori di un sistema di controllo preventivo, volto altresì alla monetizzazione delle riproduzioni ad uso commerciale (qui, qui e qui); dall’altra, la comunità Open GLAM, le associazioni degli istituti culturali, le associazioni degli organismi di ricerca e di istruzione e quelle rappresentanti la società civile che, invece, ritengono che l’adozione dei principi dell’Open Access “puro”, nel rispetto dei diritti d’autore, della persona e dei dati personali possa incentivare nuove modalità di fruizione e di creazione artistica, con un ritorno per gli istituti culturali in termini di rapporto con il pubblico (qui, qui). Tale approccio consentirebbe la protezione del pubblico dominio nel campo delle arti visive e del patrimonio culturale, in linea con la normativa europea (Art. 14, Direttiva CDSM). Di contro, il Presidente del Comitato consultivo permanente per il diritto d’autore pro-tempore, organo consultivo del Ministero della cultura, ha in recenti occasioni pubbliche manifestato delle perplessità in relazione ai principi del libero riuso senza restrizioni, per motivi collegati evidentemente alla preoccupazione della perdita del potere di controllo sugli utilizzi dell’immagine (anche se, come deciso in una recente sentenza del Tribunale di Stoccarda, l’ambito territoriale in cui esercitarlo è solo l’Italia), non tenendo in considerazione però che il dato in accesso aperto e interoperabile con altri sistemi ad accesso aperto, consente in realtà di creare archivi digitali efficienti per la conservazione dei dati a lungo termine e facilita la tracciabilità delle condivisioni e dei riutilizzi.

Qualche avanzamento nella posizione del Ministero della cultura si registra con un nuovo decreto ministeriale che, sebbene tenti di porre rimedio al tanto contestato decreto precedente in tema di tariffe minime (Capitolo italiano di CC, MAB e altri, AISA, FCdA Federazione Consulte Universitarie di Archeologia per la libera circolazione delle immagini del patrimonio culturale pubblico, Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia, CUNSTA – Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte e SISCA – Società Italiana di Storia della Critica d’Arte) continua a rivelare un’impostazione antiquata, estremamente burocratica e contraria alla protezione del pubblico dominio, come motivato in un recente studio commissionato da Communia. In tal senso, la nuova norma si rivela ancora non curante di quanto dichiarato dalla Corte dei Conti nel riconoscere che “l’Open Access ha da tempo dimostrato di essere un potente moltiplicatore di ricchezza non solo per le stesse istituzioni culturali (si vedano le ben note best practices nazionali ed internazionali), ma anche in termini di incremento del PIL ed è, quindi, considerato un asset strategico per lo sviluppo sociale, culturale ed economico dei Paesi membri dell’Unione” (Deliberazione 20 ottobre 2023, n. 76/2023/G, pag. 156).

Il nuovo Decreto Ministeriale, DM 108 del 21 marzo 2024, modifica il DM 161/2023 che introduceva un tariffario per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali.

Il nuovo decreto interviene dopo un solo anno, senza una consultazione pubblica e limita l’ambito di applicazione delle nuove linee guida ai “beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura del Ministero della cultura” e non si estende più a quelli statali. Il raggio di applicazione della normativa viene quindi ristretto; non potrà esplicare effetti, ad esempio, sui beni culturali in consegna ad istituti afferenti a ministeri diversi dal Ministero della cultura.

Rispetto alla formulazione precedente, si rileva una maggiore apertura e un ampliamento della casistica delle ipotesi di gratuità.

Sono, infatti, gratuite le riproduzioni di beni culturali e il loro riuso nei seguenti casi:

  • pubblicazioni a carattere scientifico;
  • per pubblicazioni di contenuto divulgativo e didattico;
  • cataloghi con tiratura sotto le 4000 copie;
  • riviste ANVUR di classe A;
  • quotidiani e periodici che assolvono il diritto-dovere di cronaca;
  • pubblicazioni Open Access;
  • riproduzioni eseguite personalmente dall’utente per scopi non lucrativi;
  • attività di valorizzazione del patrimonio senza scopo di lucro ad opera del ministero e di altri enti pubblici o privati.

E’ bene notare che, ove le linee guida richiamano espressamente l’Open Access, non chairiscono come risolvere il problema della mancanza di interoperabilità tra l’etichetta Beni Culturali Standard e gli strumenti Creative Commons con i quali i contenuti in Open Access sono pubblicati.

I richiedenti sono tenuti al rimborso delle spese relative ai costi vivi eventualmente sostenute dall’Amministrazione per eseguire le riproduzioni, mentre nessun rimborso spese è dovuto per le riproduzioni già disponibili on-line e per quelle eseguite direttamente da privati  realizzate nel rispetto delle norme dei codice dei beni culturali.

Il decreto prevede, poi, che la determinazione del canone resti “in capo all’autorità che ha in consegna il bene, che dovrà valutare, caso per caso, l’uso a cui è destinata la richiesta in rapporto alle opportunità di promozione culturale del bene, al rischio per la sua conservazione, alla sottrazione alla pubblica fruizione”.

La norma chiude, però, prevedendo che per riduzioni consistenti del canone e per il suo azzeramento è comunque richiesto il parere dell’organo amministrativo di vertice del Ministero. Non è chiaro a quale organo del Ministero si faccia riferimento, quale sia la procedura da seguire e quali siano i criteri utilizzati per rilasciare un parere positivo alla riduzione o azzeramento.

Importante anche il riferimento alle specificità territoriali e alle opportunità di promozione del patrimonio culturale meno conosciuto, sulla base delle quali il direttore dell’istituto che ha in consegna il bene può valutare una riduzione o un azzeramento del canone.

Il decreto, d’altro canto, continua a riproporre la modalità delle tariffe basate sui coefficienti che, come già più volte evidenziato, creano un sistema farraginoso che impatta negativamente sugli stessi istituti che dovranno attuare la norma.

Rimane poi il problema di capire nel concreto quando la richiesta di concessione debba essere fatta, a prescindere dal canone, per una verifica di compatibilità, e quale sia la procedura esatta e i costi della stessa, sia dal punto di vista dell’ente, sia dal punto di vista dell’utente. Resterebbe in vigore l’articolo 2, comma 2, del precedente decreto ministeriale che, individuando l’ambito di applicazione della norma, impone la richiesta di concessione a prescindere dall’obbligo di corrispondere un canone.

L’attuale decreto ministeriale si chiude, infine, con una previsione che lascia intendere la precarietà dello stesso poiché si esplicita che l’applicazione delle Linee guida “sarà oggetto di monitoraggio da parte dell’organo amministrativo di vertice del Ministero, anche in vista di una possibile revisione delle stesse”. Come già detto, non è chiaro, però, nè quale sia l’organo amministrativo di vertice, nè tanto meno come e con quale modalità verrà effettuato il monitoraggio. Rimane, quindi, aperta la possibilità di un ulteriore aggiustamento che questa volta sarebbe auspicabile fosse preceduto da un dialogo tra le istituzioni e le rappresentanze del settore.

Nonostante la presente disamina riguardi una norma di fonte secondaria, dall’interpretazione della stessa traspare un atteggiamento ancora di chiusura per le forme di fruizione e valorizzazione della riproduzione digitale del bene culturale in pubblico dominio da parte della collettività.

Un’iniziativa a livello internazionale volta, invece, al riconoscimento del diritto all’accesso aperto al patrimonio culturale digitale è promossa da Creative Commons: TAROC – “Towards a Recommendation on Open Culture”. Quest’ultima, infatti, ha lo scopo di sostenere la comunità internazionale nell’adozione di una raccomandazione che sancisca i valori, gli obiettivi e i meccanismi per lo sviluppo della cultura aperta e, in particolare, il riconoscimento di quest’ultima come strumento di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Con questo obiettivo, Creative Commons ha organizzato per il secondo anno un workshop a Lisbona con l’intento di approfondire le strategie per rimuovere le barriere all’accesso al patrimonio culturale in pubblico dominio in ambiente digitale e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di politica culturale globale dell’UNESCO. Professionisti provenienti da tutto il mondo – tra cui leader dell’UNESCO ed esperti dei settori del patrimonio culturale e della creatività contemporanea – hanno partecipato all’evento, sviluppando una visione e una tabella di marcia verso una Raccomandazione dell’UNESCO finalizzata a garantire un accesso equo al patrimonio culturale digitale.

Deborah De Angelis

Avvocato esperta in diritto d’autore internazionale, diritto  dello spettacolo e dei beni culturali, e diritto delle nuove tecnologie.  È lead del Capitolo italiano di Creative Commons. Nel 2019, è stata  consulente legale in materia di diritto d’autore per il Ministro dei  Beni Culturali. E’ fellow del NEXA Center for the Internet & Society  e componente del gruppo di lavoro Digital Cultural Heritage, ICOM  Italia. E’ ccordinatore per l’Italia del  programma KR21 (Knowledge Rights 21) in materia di accesso alla cultura,  all’istruzione e alla ricerca. E’ Consigliere di ALAI, Italia e  componente del Copyright Community Steering Group di Europeana.

Iscriviti ad Arkivia

Questo articolo è il nuovo contributo della newsletter Arkivia, dedicata alla cultura libera e all’open access al patrimonio culturale. Iscriviti per seguire gli aggiornamenti su questi temi.

&&&&
  • Hidden
    Presa visione dell’Informativa Privacy di Wikimedia Italia, presto il mio consenso all’utilizzo dei miei Dati personali per le seguenti finalità: inserimento nella mailing list di Wikimedia Italia e invio di newsletter, aggiornamenti sulle attività e materiale informativo e promozionale di Wikimedia Italia, come riportato nell’Informativa Privacy
  • Questo campo serve per la convalida e dovrebbe essere lasciato inalterato.
>

Immagine: La città che sale, di Umberto Boccioni, Pubblico Dominio, da Wikimedia Commons

Per la legge italiana fotografare opere e monumenti ha un prezzo, per noi no. Sostieni Wikimedia Italia.

Contribuire alla conoscenza libera significa produrre testi, immagini, dati che siano disponibili a tutti e riutilizzabili gratuitamente per qualsiasi scopo, anche commerciale. Su questo assunto si basano Wikipedia, i progetti Wikimedia e OpenStreetMap, che da anni esistono, crescono e portano benefici incalcolabili a tutti. Eppure in Italia diffondere contenuti liberi è più difficile, perché le regole che esistono ostacolano questo obiettivo.

Per esempio in Italia non esiste la libertà di panorama: il diritto di fotografare i monumenti visibili dalla pubblica via, senza restrizioni. Questo significa che non è consentito compiere un gesto banale come fotografare monumenti e opere d’arte mentre si visita una città, un parco, una piazza e magari usare queste foto per illustrare Wikipedia o per qualsiasi uso che si possa desiderare. 

Inoltre le leggi e i regolamenti esistenti in Italia stabiliscono che per poter utilizzare la foto di un monumento o di un’opera d’arte tutelati dallo Stato, anche se questi appartengono al pubblico dominio, bisogna chiedere l’autorizzazione alle istituzioni che li conservano e pagare una somma di denaro stabilita.

Queste regole limitano la possibilità di produrre contenuti utilizzabili da tutti e quindi restringono la libertà di accesso e fruizione del patrimonio culturale. Un patrimonio che per definizione è di tutti e dovrebbe essere protetto e valorizzato non solo dagli addetti ai lavori, ma dai cittadini stessi.

Vogliamo che le persone possano accedere liberamente al patrimonio culturale comune, godendone e tutelandolo. Per questo, come Wikimedia Italia, lanciamo la campagna “Non in vendita”. Per la legge italiana fotografare opere e monumenti ha un prezzo, per noi no. Per sostenere la conoscenza libera abbiamo bisogno di meno tariffari e di più libertà di panorama. Aiutaci a portare avanti questa battaglia.

Sostieni Wikimedia Italia per la conoscenza libera

Per approfondire

Cosa intendiamo per libertà di panorama

Il caso dell’Uomo Vitruviano tra Italia e Germania

Nuove regole sulle riproduzioni dei beni culturali

La lezione dell’Europa sul libero riuso delle immagini

La discussione “aperta” sull’Open Access

Le voci più lette su Wikipedia a maggio

Tuesday, 11 June 2024 08:31 UTC

A maggio 2024 la classifica delle pagine più viste su Wikipedia riflette interessi molto vari dei lettori e delle lettrici dell’enciclopedia collaborativa. Spazio infatti alla cronaca e agli eventi sportivi, come avviene spesso, ma anche alle figure che hanno fatto la storia della scienza come Guglielmo Marconi o all’Eurovision, che conferma in Italia la sua rilevanza all’interno della cultura popolare.

Anche questo mese, i volontari Smatteo499 e Oltrepier ci accompagnano con i loro commenti alla scoperta delle voci più lette su Wikipedia in italiano.

1. Chico Forti

Dopo la sesta posizione nel mese di marzo, il controverso velista italiano sale in cima alla classifica, dopo gli ultimi aggiornamenti sul suo caso giudiziario. Dal 2000, Forti stava scontando una pena all’ergastolo negli Stati Uniti, in seguito alla condanna per l’omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike nel 1998, crimine per cui Forti si è sempre dichiarato innocente. In seguito all’esito positivo delle trattative diplomatiche per l’estradizione, in corso dal 2018, lo scorso 18 maggio Forti è ufficialmente rientrato in Italia, per poi essere trasferito al carcere di Verona.

2. Guglielmo Marconi

Secondo posto per il celebre inventore italiano nato nel 1874, di cui lo scorso 25 aprile sono stati celebrati i 150 anni dalla nascita. Il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano ha organizzato una serie di iniziative per celebrare l’evento, come il podcast Marconi & Co, ma ciò che potrebbe aver attirato maggiormente l’attenzione comune è la miniserie Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo, trasmessa il 20 e il 21 maggio su Rai 1, con Stefano Accorsi nei panni del noto inventore.

3. Eurovision song contest 2024

Ai piedi del podio, troviamo la voce sulla 68^ edizione del grande evento musicale europeo, quest’anno svoltosi a Malmö, in Svezia. La manifestazione ha visto trionfare il cantante svizzero Nemo con il brano The Code: il giovane artista ha ottenuto la vittoria grazie ai numerosi 12 voti delle giurie, riuscendo a battere il “rivale” croato Baby Lasagna e la sua Rim Tim Tagi Dim, che è invece risultato il brano più votato dal pubblico. Anche la concorrente italiana, Angelina Mango, è rientrata nella Top 10 della classifica, classificandosi settima con il brano La Noia.

4. Società sportiva calcio Napoli

Le visualizzazioni alla voce sul club partenopeo non accennano a diminuire: da marzo ad ora, il club campano non hai mai lasciato la nostra classifica… anche se non sempre per meriti sportivi. Nel mese di maggio, l’ultimo del campionato di Serie A, i partenopei non sono riusciti a interrompere la loro striscia di risultati negativi, che proseguiva ormai da marzo, e hanno chiuso il torneo al 10° posto in classifica, mancando così la qualificazione alle coppe europee per la prima volta dopo 14 anni. Soprattutto secondo i suoi tifosi, la squadra ha avuto una stagione molto al di sotto delle aspettative generate dalla stagione passata, conclusa con la vittoria del terzo Scudetto della storia del club.

5. Atalanta bergamasca calcio

Inevitabilmente, anche il club bergamasco ha puntato su di sé i riflettori, grazie alla vittoria dell’Europa League, ottenuta grazie al successo per 3-0 in finale sui tedeschi del Bayer Leverkusen e ad una prestazione straordinaria, soprattutto dell’anglo-nigeriano Ademola Lookman, autore di una tripletta nell’occasione. Il trofeo arriva a coronamento di un grande percorso degli orobici, sia in Serie A, sia in Europa League; la coppa ritorna così in Italia dopo 26 anni: l’ultimo successo di un club italiano nella competizione era stato infatti quello dell’Inter nell’edizione 1987-1988, quando il torneo si chiamava ancora “Coppa UEFA”.

6. Franchino

Al sesto posto si posiziona il compianto disc jockey italiano, deceduto lo scorso 19 maggio, a 71 anni, in seguito a un malore durante il suo ultimo concerto a Livigno, che ne aveva reso necessario il ricovero all’Ospedale Niguarda di Milano, dove si è spento. Franchino, pseudonimo di Francesco Principato, era considerato uno dei più iconici e popolari DJ e vocalist italiani, e durante tutta la sua carriera aveva animato moltissime discoteche.

7. Franco Di Mare

Il giornalista della Rai si è spento il 17 maggio a Roma, in seguito alle complicanze di un mesotelioma. Lo scorso 28 aprile, Di Mare aveva parlato per la prima volta in pubblico della sua malattia, diagnosticatagli nel 2021, durante un’intervista al programma televisivo Che Tempo Che Fa. Il funerale del giornalista è stato celebrato il 20 maggio, nella Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma, attirando moltissime persone che hanno voluto, per l’ultima volta, ricordare il giornalista.

8. Gian Piero Gasperini

Vista la presenza dell’Atalanta nella nostra classifica, non poteva di certo mancare il suo allenatore… Durante la stagione calcistica appena conclusa, l’allenatore di Grugliasco ha guidato la sua squadra attraverso un ottimo campionato, arrivando anche in finale di Coppa Italia, ma soprattutto alla sopracitata vittoria dell’Europa League. Aggiudicandosi questo trofeo, Gasperini è diventato l’allenatore più anziano ad aver alzato la coppa nella storia del torneo, nonché il secondo allenatore italiano ad aver vinto l’Europa League, dopo Maurizio Sarri nel 2019 (con il Chelsea).

9. Bridgerton

La serie televisiva statunitense creata da Chris Van Dusen è arrivata alla sua terza stagione, i cui primi quattro episodi sono stati pubblicati in esclusiva il 16 maggio, in esclusiva su Netflix. Ambientata nel periodo della Reggenza inglese, Bridgerton ha registrato più di 45 milioni di visualizzazioni lungo la settimana d’esordio, confermando così il vasto successo di pubblico delle prime due stagioni, molto apprezzate anche dalla critica.

10. Baby Reindeer

Proprio come successo il mese scorso, chiude la classifica un’altra serie televisiva di Netflix, creata dal comico scozzese Richard Gadd sulla base delle sue traumatiche esperienze personali, e reduce da un grande e quasi inaspettato successo di pubblico, ma anche dalla recente decisione di Fiona Harvey, la presunta stalker di Gadd (a cui è ispirato il personaggio di Martha, interpretato da Jessica Gunning), di denunciare Netflix per violazione della privacy, diffamazione e negligenza. La causa, che potrebbe costare alla piattaforma circa 170 milioni di dollari in danni, segue un’intervista di maggio alla stessa Harvey, condotta dal controverso giornalista Piers Morgan e in cui la donna aveva accusato Gadd di volerla umiliare pubblicamente per mezzo della serie.

Immagine: Collage di Wikimedia Italia, CC BY-SA 4.0. Immagini originali: Nemo Eurovision Song Contest 2024, di Arkland, CC BY-SA 4.0; Wikipedia-logo-v2, di Nohat (concept by Paullusmagnus); Wikimedia., CC BY-SA 3.0; Guglielmo Marconi 1902, autore sconosciuto, Pubblico dominio; tutte da Wikimedia Commons

Si svolge a Roma e online, lunedì 17 giugno, il convegno “I diritti dell’autore e l’accesso aperto nella ricerca scientifica”, per presentare il progetto “Right2Pub – Balancing Publication Rights” e i risultati raggiunti.

L’open science, gli standard di pubblicazione e di condivisione di dati e risultati della ricerca scientifica sono argomenti sempre più attuali, che pongono quesiti importanti sul rapporto tra libera condivisione della conoscenza e il diritto d’autore. Come spiegano gli organizzatori:

“La consapevolezza e l’adeguata gestione dei diritti dell’autore sono cruciali per il progresso della ricerca e la salvaguardia degli interessi della comunità scientifica. Emerge una chiara necessità di promuovere un cambiamento normativo a livello nazionale al fine di riconoscere e sostenere il diritto di pubblicazione secondaria in ambito scientifico (secondary publication right) e la conservazione dei diritti (rights retention) da parte dell’autore”.

Il programma dell’evento

Il convegno inizia alle 10 di lunedì 17 maggio 2024 all’interno della Sala degli Atti Parlamentari – Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, a Roma. La partecipazione è gratuita, ma è richiesta l’iscrizione scrivendo a segreteria.eventi@igsg.cnr.it. Il convegno sarà visibile anche online sul sito del Senato.

Il programma prevede gli interventi di:

  • Salvatore Capasso , direttore del Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche
  • Sebastiano Faro, direttore dell’Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari del Consiglio Nazionale delle Ricerche
  • Ginevra Peruginelli, Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari del Consiglio Nazionale delle Ricerche
  • Deborah De Angelis, Coordinamento nazionale Knowledge Rights 21; Capitolo italiano di Creative Commons
  • Giovanni Boniolo, Università degli Studi di Ferrara
  • Paolo Guarda, Università di Trento
  • Stefano Bianco, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; Gruppo di lavoro Open Science della Consulta dei Presidenti degli enti pubblici di ricerca
  • Emma Lazzeri, Consiglio Nazionale delle Ricerche

Gli organizzatori

Il convegno è organizzato dall’Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari del Consiglio Nazionale delle Ricerche con la Biblioteca “Dario Nobili” dell’Area della ricerca CNR di Bologna, la Biblioteca e Centro di documentazione scientifica dell’Area della ricerca CNR di Pisa, il Capitolo italiano di Creative Commons e il Coordinamento nazionale di Knowledge Rights 21.

Immagine: Barcamp Open Science 2019-35, di Ralf Rebmann, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

La grande bontà della SIAE

Friday, 31 May 2024 02:51 UTC

il logo SIAE Mi ero perso questo articolo di Capodanno, che raccontava di come un giudice di pace aveva dato torto alla SIAE in un caso in cui una rivista aveva pubblicato delle foto di opere di autori contemporanei ed era stata citata a giudizio perché non aveva pagato i diritti: nella sentenza il giudice ribadì “il principio cardine della legge sul diritto d’autore, in base alla quale è libero l’uso delle immagini ai fini di critica e discussione e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica”.

Mi ero anche perso (occhei, non è che io legga più tanto spesso Repubblica questo articolo di mercoledì, dove il gruppo GEDI si lamentava perché giornali e riviste – ma anche i musei – faticavano a sapere quanto avrebbero dovuto pagare per l’uso delle immagini, e in caso il preventivo arrivasse era esorbitante.

Ora il presidente della SIAE Salvatore Nastasi annuncia che le cose cambieranno: «Nei prossimi giorni proporrò al consiglio di gestione della Società una soluzione che rispetti le norme ma che consenta di mettersi al passo coi tempi e in linea con le principali nazioni europee. Va infatti ricordato che in Europa ogni Paese tratta questo argomento in maniera diversa».

Vi siete accorti di una cosa? Nastasi non parla di legge, anche perché come citato sopra il testo della legge parla chiaro: se stai raccontando di una mostra (diritto di cronaca) e usi immagini che non possono in pratica essere rivendute come opere tu hai il diritto di farlo. Nastasi sta dicendo che la SIAE eviterà benignamente di chiederti i soldi, sapendo che citarti a giudizio porterebbe a un’ulteriore sconfitta: certo, tra un paio d’anni, ma gente tignosa ce n’è sempre. D’altra parte il punto è sempre lo stesso: gli autori, soprattutto quelli piccoli che ottengono solo le briciole e presumibilmente non vedono nemmeno un euro di questi diritti che finiscono in un unico calderone, ci guadagnano di più a essere citati in un articolo di giornale o nella brochure di una mostra oppure nel modo che la SIAE persegue attualmente?

D’altra parte è una vita che Wikipedia aspetta un decreto attuativo che specifichi quale sia la bassa risoluzione per le immagini ammessa dal comma 1 bis dell’articolo 70 della legge sul diritto d’autore, e immagino che finché ci sarà la SIAE potremo aspettare ancora una vita o due…

Autarchia artistica

Monday, 8 April 2024 02:51 UTC

Particolare dell'uomo vitruviano
L’anno scorso un tribunale italiano aveva stabilito che Ravensburger doveva pagare i diritti allo stato italiano se voleva fare un puzzle raffigurante l’Uomo vitruviano di Leonardo, insomma la figura che vedete su una faccia delle italiche monete da un euro. Come fa a essere sotto copyright? forse vi chiederete. La risposta è “no, non è ovviamente sotto copyright né lo è mai stato, ma lo Stato Italiano nella sua indefinita saggezza ha deciso che le opere da esso possedute non possano essere riprodotte se non pagando al suddetto Stato un balzello. Tutto questo è stato definito più volte da governi di ogni colore, dal Codice Urbani sotto la buonanima di Berlusconi all’Art Bonus di Franceschini fino agli attuali tariffari (oggettivamente da poco ridotti di costo) con l’attuale governo.

Qualche giorno fa, però, una corte di Stoccarda ha sostanzialmente detto “In Italia potete fare quello che vi pare, o quasi: ma non potete pretendere che all’estero si rispetti quella che è una vostra legge locale”. Qual è il risultato pratico? Lo Stato (cioè noi) ha sprecato un po’ di soldi per fare un’inutile causa in Germania; Ravensburger e gli altri si limiteranno a non vendere in Italia cose basate su opere d’arte italiana; e noi rimarremo cornuti e mazziati. Ma forse è tutta una manovra dell’attuale governo, che si sta fregando le mani all’idea che potrà autarchicamente rafforzare l’italica filiera con produttori nostrani felicissimi di pagare per presentare alla nazione la nostra passata ingegnosità.

Perlomeno dal punto di vista di Wikipedia siamo un po’ più tranquilli: l’immagine dell’Uomo vitruviano può tranquillamente restare, e se noi italiani non potremo usarla a fini commerciali qualcuno se ne farà una ragione.

(l’immagine è ovviamente un particolare dell’Uomo vitruviano, vedi Wikimedia Commons)

Paga Pantalone

Monday, 6 November 2023 03:51 UTC

D.M. 161 11/04/2023 LINEE GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEGLI IMPORTI MINIMI DEI CANONI E DEI CORRISPETTIVI PER LA CONCESSIONE D’USO DEI BENI IN CONSEGNA AGLI ISTITUTI E LUOGHI DELLA CULTURA STATALIPiergiovanna Grossi è un’attiva wikipediana. Ma è anche una professoressa a contratto e una ricercatrice, e le è capitato di scrivere un articolo per una rivista locale di settore un articolo sull’attribuzione dell’ex Oratorio del Montirone ad Abano Terme, il tutto corredato con due foto che lei stessa aveva scattato all’archivio di Stato di Venezia. Bene: dopo aver pagato 16 euro per un preventivo, ha ancora dovuto sborsare 2 (due) euro per il privilegio di poter scattare e utilizzare due foto… oltre ad altri 32 euro di marche da bollo.

Il tutto è stato raccontato la scorsa settimana sul Corriere da Gian Antonio Stella (al quale ho un solo appunto da fare. Mi sta anche bene che “è ovvio che l’Italia ha il dovere di mettere dei paletti contro l’uso di foto del David di Michelangelo con delle sneakers ai piedi o del Bacco di Caravaggio con uno smartphone in mano”: ma per quello basta un decreto ministeriale che vieti un uso non documentale delle immagini.) La beffa ulteriore, se ci fate caso, è che dopo tutto il carteggio burocratico con la direttrice i soldi che vanno all’archivio di Stato sono appunto 2 (due) euro: il resto se l’è intascato lo Stato. Insomma, non siamo neppure alla storia del puzzle Ravensburger (che finirà con il produttore che dovrà pagare la sanzione e si guarderà bene da produrre altri puzzle con opere site in Italia, e lo stesso capiterà con tutti gli altri: ottima pubblicità per il nostro patrimonio artistico).

Il ministro Sangiuliano che ha emanato il decreto in questione è solo l’ultimo esponente di una classe politica che è convinta non solo che il patrimonio artistico sia un bancomat, ma anche appunto che si pubblicizzi da solo. Beh, non penso che l’ex Oratorio del Montirone sarà molto visitato, pubblicità o non pubblicità: ma proprio per questo è ancora più sconcertante la richiesta di un balzello…

Wikipedia e i conformismi

Wednesday, 23 August 2023 15:58 UTC

Siamo in estate, non che molto da dire, e così Carlo Lottieri spiega sul Giornale (nella sezione”spettacoli”, chissà come mai) “Così Wikipedia è diventata il baluardo del conformismo“. Bisogna ammettere che Lottieri di conformismo ne sa a pacchi: il suo articolo precedente di domenica si intitola infatti “Così l’università è diventata il regno del conformismo”. Quando hai un bel titolo, perché non sfruttarlo? Io avrei altro da fare, ma sono in spiaggia, fa caldo e per rilassarmi un po’ mi sono messo a commentarlo punto per punto.

Cominciamo da quando Lottieri racconta che

Wikipedia nacque da un’intuizione libertaria. Secondo lo stesso Jimmy Wales, che aveva seguito un corso di teoria economica alla Auburn University, fu la lettura dell’economista Friedrich A. von Hayek a suggerire l’ipotesi di questa enciclopedia on line di cui tutti possono essere i redattori.

Beh, non è proprio così. Inutile dire che l’articolo non contiene nessuna fonte per le affermazioni di Lottieri: mica sta scrivendo Wikipedia. La fonte ve l’ho trovata io e dice questo: “to share and synchronize local and personal knowledge, allowing society’s members to achieve diverse, complicated ends through a principle of spontaneous self-organization.” e ancora “When information is dispersed (as it always is), decisions are best left to those with the most local knowledge.” Tenete a mente soprattutto questa seconda frase. (poi io sono convinto che quella di Jimbo sia una razionalizzazione a posteriori: ricordate che Wikipedia nasce come testo di lavoro per scrivere Nupedia che era tutto meno che autoorganizzata).

Nella più classica costruzione di una polemica, Lottieri continua scrivendo

Sul piano delle informazioni si può essere ragionevolmente fiduciosi che Wikipedia sia credibile, anche grazie al costante monitoraggio riservato a ogni lemma.

(Occhei, i lemmi sono in un dizionario e non in un’enciclopedia, ma evidentemente il liberismo non fa di queste distinzioni) Non che questo sia vero, come sanno tutti quelli che passano tanto tempo su Wikipedia, ma tant’è. Ma poi continua

È però evidente che tra gli autori (tra coloro che spontaneamente e senza remunerazione redigono i testi) è più facile trovare professori di scuola media invece che artigiani, bibliotecari invece che imprenditori, e via dicendo. I primi hanno più tempo a disposizione e spesso si ritengono adeguatamente competenti per trattare questioni di diritto, metafisica, sociologia, letteratura spagnola e via dicendo.

E qui si cominciano a vedere le sue fallacie. Per chi “è evidente”? Perché “è evidente?” Dando per buono che imprenditori e artigiani abbiano meno tempo a disposizione perché loro devono tenere in piedi l’economia – ma vi assicuro che gli imprenditori ci sono eccome, solo che l’unica conoscenza locale che paiono avere è quella del loro CV, e per le regole di Wikipedia in lingua italiana i CV vengono cancellati senza se e senza ma – cosa gli fa dire che loro si ritengono competenti per tutto? Il tutto senza contare che Wikipedia da buona enciclopedia raccoglie e organizza informazioni altrui, e le competenze per organizzare l’informazione sono molto più semplici da ottenere rispetto a quelle per crearla. Continuiamo:

Ne discende che nelle voci dell’enciclopedia on line troviamo uno spirito da servizio pubblico che si converte in un costante tono censorio verso ogni eresia.

Lo spirito da servizio pubblico c’è, tranne per i tanti che ritengono di essere gli unici depositari della verità. Perché si convertirebbe in un tono censorio contro ogni eresia? Non ci è dato di sapere. Forse è perché

Va aggiunto, inoltre, che esiste un comune sentire che unisce la maggior parte di quanti hanno letto, nel corso della loro vita, un certo numero di libri.

Me l’avevano sempre detto, che leggere troppi libri fa male. La conoscenza locale si ottiene lavorando, mica leggendo! Non può poi mancare il solito attacco frontale:

[…] Si tratta dei cosiddetti «amministratori», a cui spetta anche di decidere in un senso o nell’altro quando le divergenze si fanno ingestibili. Basta leggere qualche discussione per comprendere che si tratti per lo più di quella piccola porzione della popolazione che, in Italia, quando al mattino va all’edicola compra La Repubblica oppure il Corriere della Sera.

Per quanto mi riguarda, ho smesso da un pezzo di leggere giornali italiani se non per qualche articolo come questo che mi viene segnalato; ho sentito qualche altro sysop e sono tutti sulla mia linea, anche perché quando uno ha lavorato un po’ su Wikipedia comincia a non fidarsi troppo di qualunque notizia.

Il risultato è una mancanza di senso critico che rende Wikipedia assai sbilanciata a favore di talune posizioni.

Altra affermazione apodittica. Anche ammettendo il percorso logico “essendo gente che legge solo Repubblica e Corriere le loro posizioni sono spiaggiate sul mainstream”, faccio notare come gli amministratori (il soggetto della frase) non scrivono loro le voci su Wikipedia. Possono al più cancellare una voce, ma non piegarla eliminando “il senso critico “. Lo fanno in maniera coercizione bloccando chi non la pensa come loro? Se fosse vero basterebbe fare esempi espliciti. Ricordo che la storia di una voce è pubblica, e si può vedere se c’è una campagna sistematica.

L’unico punto su cui devo dare ragione sul metodo a Lottieri è quello che scommetto gli sta davvero a cuore (oppure su cui gli è stato chiesto di scrivere): quando cioè si lamenta che nella voce sul riscaldamento globale

In effetti, le tesi di quanti sono scettici al riguardo (premi Nobel inclusi) non sono citate: neppure per essere contestate.

Almeno a ora, la sezione relativa non riporta nulla al riguardo, e la cosa è contro le linee guida che richiedono che opinioni in minoranza siano riportate con il rilievo corretto (minimo in questo caso, perché la minoranza è minima, ma non nullo). Al solito, Lottieri si è però dimenticato di fare nomi e ho dovuto mettermici io. A parte la vecchia storia di Rubbia, immagino si riferisca a John Clauser. (Apprezzerete che io abbia scelto un link a suo favore, spero). Non so se notate un fil rouge: Rubbia è un fisico teorico delle particelle, Clauser un fisico quantistico. Sicuramente grandi scienziati, ma la loro “conoscenza locale” della climatologia sarà probabilmente superiore alla mia ma ben lontana dall’essere a tutto campo. E allora che diavolo c’entra Hayek? Chiaramente nulla, almeno per quanto riguarda l’organizzazione di Wikipedia. Spero che a quella voce si aggiunga un capoverso sulle attuali teorie non mainstream, che tra l’altro mi pare siano cambiate nel tempo (prima si negava il contributo antropico, ora si dice che non è rilevante e comunque le variazioni che vediamo sono normali se non ci si limita a considerare gli ultimi 150 anni), ma anche se ci sarà non credo Lottieri sarà contento.

Termino pensando male e facendo peccato. Ora il Giornale è della famiglia Angelucci che ha sicuramente il dente avvelenato contro Wikipedia. Aspettatevi tanti altri articoli così.

Aggiornamento: mi è stato fatto notare che esiste la voce Controversia sul riscaldamento globale. Se però non c’è un collegamento diretto dalla sezione della voce principale,come fa il povero utente (io o Lottieri) a trovarla?

Ultimo aggiornamento: 2023-08-24 08:27

Alessandro Orsini, Wikipedia e querele

Monday, 19 June 2023 09:22 UTC

Alessandro Orsini è un professore universitario (associato, se non sbaglio). È anche un opinionista televisivo, soprattutto a partire dall’invasione russa dell’Ucraina dove la sua posizione nettamente filorussa lo ha fatto diventare un invitato seriale. Un corollario di questa presenza è che i suoi fan hanno cominciato a cercare di inserire la voce su di lui in Wikipedia.

Ma nell’edizione italiana di Wikipedia ci sono varie regole per definire se qualcosa o qualcuno è da ritenere rilevante e quindi inseribile nell’enciclopedia (nel gergo wikipediano si dice “enciclopedico”). Essere professore universitario non rende enciclopedici. Essere un opinionista televisivo meno ancora. La situazione rimase in stallo finché non si notò che nel 2010 Orsini vinse il Premio Acqui Storia con il suo libro Anatomia delle Brigate Rosse. Il Premio Acqui è considerato rilevante, e per traslato anche Orsini è considerato rilevante come scrittore. Le informazioni sulla sua carriera universitaria e la sue apparizioni televisive appaiono, ma come aggiunte secondarie.

Il problema è che il suddetto libro ha avuto in gran maggioranza recensioni molto negative, che quindi occupavano buona parte del contenuto. (Io non l’ho letto, quindi non posso dare un giudizio personale). Questo non piaceva a Orsini e ai suoi fan, e la voce in tutto questo tempo è stata un campo di battaglia. Siamo arrivati al doxxing, con un amministratore che dalle pagine del Fatto Quotidiano è stato accusato da un utente di nickname Gitz6666 di essere in conflitto di interessi su quella voce e si è dimesso; e giovedì scorso un avvocato ha mandato una PEC a Wikimedia Italia (che non c’entra un tubo, ma questo concetto non è mai entrato in testa) chiedendo la cancellazione, entro 5 giorni, della voce su Orsini che ritiene diffamatoria e informazioni sull’identità di sei amministratori di wikipedia in italiano per sporgere querela per diffamazione nei loro riguardi.

Io non dovrei essere tra i sei, considerando che non sono stato contattato: d’altra parte l’unica modifica che avevo fatto su quella voce era stata sostituire alla frase

In occasione della partecipazione di Orsini ad alcune trasmissioni televisive, suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni sul tema dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra e le critiche alla debolezza dell’Unione europea.

la frase

Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra.

dove non mi pare di vedere diffamazione. AD ogni modo Wikimedia Italia ha detto di contattare la Wikimedia Foundation, cosa che immagino sia stata fatta perché in questo momento la voce è oscurata e protetta, e immagino non tornerà mai su Wikipedia in lingua italiana se non per circostanze eccezionali, tipo l’assegnazione del Nobel per la pace. Non ho idea se ciò che voleva Orsini fosse proprio la cancellazione e non la sostituzione con un testo agiografico: ad ogni modo è andata così, e Wikipedia sopravviverà anche senza dire a tutti chi è Alessandro Orsini.

Aggiornamento: (12:15) E invece no, a quanto pare a Orsini bastava che il mondo non sapesse attraverso Wikipedia delle stroncature del suo libro. È chiaro che io non capirò mai la mente umana.

Ultimo aggiornamento: 2023-06-19 12:23

Quanto ci costa la cultura

Tuesday, 23 May 2023 02:51 UTC
la finta fontana di Trevi in Brasile

no, non è quella vera

Nel silenzio generale, il mese scorso è stato approvato il D.M. 161 11/04/2023 del Ministero della Cultura, “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”. In pratica, se uno vuole fare una foto di un monumento (non sotto copyright), magari per una pubblicazione accademica, dovrà sganciare un discreto numero di euro al MiC: euro che forse – ma non è detto – basteranno per pagare i funzionari che dovranno far girare tutta la trafila burocratica. Il tutto cercando di convincere il volgo che ce lo chiede l’Europa, dato che il decreto recita tra l’altro

«VISTA la Direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE, recepita mediante il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177»

Il tariffario è assurdo: non lo diciamo noi di Wikimedia Italia ma l’Associazione Italiana Biblioteche, che nota come per esempio chiedere copie digitali costi il triplo delle stesse copie (nel senso di avere la stessa risoluzione) stampate. Ma soprattutto è un ulteriore tassello per impedire di pubblicizzare i nostri beni culturali. Questo non lo pensa solo il governo: in questi giorni il tribunale di Firenze ha sentenziato che non si può usare l’immagine del David di Michelangelo senza autorizzazione e senza aver pagato i diritti (occhei, in questo caso il tariffario dice 20000 euro: il funzionario se lo pagano), con un ulteriore esborso di 30000 euro per l’editore che «ha insidiosamente e maliziosamente accostato l’immagine del David di Michelangelo a quella di un modello, così svilendo, offuscando, mortificando, umiliando l’alto valore simbolico ed identitario dell’opera d’arte ed asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale». Non che io capisca perché quei soldi debbano andare alla Galleria dell’Accademia e non a un eventuale fondo statale, ma tant’è.

Mi chiedo solo cosa faranno adesso con la copia della Fontana di Trevi costruita in Brasile… altro che Totò!

L’invecchiamento di Wikipedia

Wednesday, 28 December 2022 03:04 UTC


Questo è un frammento della voce attuale di Wikipedia sulla rete tranviaria di Nizza. Tutto bene, se non fosse per il fatto che la linea 2 è in funzione dal 2019 (sono un po’ più veloci di noi, mi sa).

Non è la prima volta che mi è capitato di trovare voci create e poi lasciate lì a vegetare senza aggiornamenti. È ovvio che nessuno è obbligato a mantenere a vita una voce: però casi come questo fanno capire che non bisogna mai dare per scontato quello che si trova scritto…

(L’altra faccia della medaglia è la cancellazione immediata dei cosiddetti “recentismi”, aggiunte su fatti del giorno che tra qualche mese saranno giustamente considerati inutili…)

Anglofilia

Wednesday, 21 December 2022 10:04 UTC

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-21 11:04

Come farsi aggiornare la voce Wikipedia su di sé

Wednesday, 21 December 2022 03:04 UTC

Emily St. John Mandel è una scrittrice canadese nota per i suoi libri Stazione Undici (credo che ne abbiano fatto anche una serie tv, ma è un campo in cui non mi addentro) e Mare della tranquillità. Qualche giorno fa ha scritto un tweet chiedendo chi poteva intervistarla… per poter far sì che nella sua voce su Wikipedia (in inglese, in quella italiana non era nemmeno scritto che era sposata) che era divorziata. In qualche ora Slate ha pubblicato un’intervista dal titolo che dice “Un’intervista del tutto normale con la scrittrice Emily St. John Mandel” e catenaccio “Solo per chiedere all’autrice di Station Eleven e Sea of Tranquility che ha fatto quest’anno, tutto qui”. E in effetti la voce di en.wiki è stata immediatamente aggiornata. In realtà non serviva nemmeno l’intervista: almeno fino ad oggi, la spunta blu di Twitter è una verifica dell’identità della persona, e quindi la prima fonte che attestava il divorzio è stato quel tweet, sostituito poi dal link all’intervista.

Per quanto la cosa vi possa sembrare stupida (e sicuramente è sembrata tale a Mandel), Wikipedia funziona così. Un’affermazione deve avere una fonte affidabile, e nessuno può sapere se l’utente che scrive “Emily St. John Mandel è divorziata” è effettivamente Mandel o qualcuno che vuole fare uno scherzo. Leggendo il thread su Twitter, però, mi sa che il contributore che le ha detto che “occorreva una fonte comparabile” ha fatto un po’ di casino: come ho scritto, quello che conta è una fonte affidabile che si possa citare con tranquillità.

Un’ultima curiosità: nell’intervista a Slate, Mandel scrive che vedersi ancora definita sposata (si è separata ad aprile dal marito, e il divorzio è stato concesso a novembre) “was kind of awkward for my girlfriend”. Ieri BBC ha scritto un articolo in cui affermavano che si erano offerti anche loro di intervistare Mandel. Com’è, come non è, nel loro articolo quella frase non c’è :-)

Inventori farlocchi del tostapane

Monday, 21 November 2022 03:04 UTC

Adam Atkinson mi ha segnalato questo articolo della BBC in cui si racconta come per dieci anni la voce inglese sul tostapane indicava come suo inventore una persona inesistente di nome Alan MacMasters. A quanto pare, durante una lezione universitaria il professore sconsigliò gli studenti di usare Wikipedia come fonte, facendo l’esempio della voce “toaster” dove si diceva che l’inventore era un tale Maddy Kennedy. L’Alan MacMasters reale era uno di quegli studenti, e un suo amico modificò la voce indicando come inventore appunto “Alan Mac Masters”. Il guaio è che poco dopo il Daily Mirror osannò MacMasters come un grande inventore scozzese, e le citazioni continuarono a crescere, anche perché MacMasters creò una voce sul suo inesistente omonimo con tanto di fotografia (ovviamente ritoccata per farla sembrare ottocentesca). MacMasters fu addirittura proposto come personaggio da raffigurare nelle banconote scozzesi, anche se a quanto pare la Bank of Scotland ebbe dei dubbi e lo scartò. Solo poco tempo fa un ragazzino ebbe dei dubbi sulla biografia di MacMasters e mise in moto le squadre wikipediane di verifica, che hanno scoperto la burla.

E in Italia? MacMasters non è mai stato inserito nella voce, ma nel 2018 un anonimo aggiunse il seguente capoverso:

nel 1897 Carlos Decambrè, inventò il ”tost” che si diffuse in tutta europa. questo tost veniva fatto con del pane normale, prosciutto,tacchino e diversi formaggi. Esso garantiva un buon pranzo per i nobili perchè all’epoca i salumi e i formaggi era cibo considerato da ricchi.

Peccato che le uniche occorrenze in rete del cognome Decambrè siano del tipo “Carlos Decambrè inventò il tostapane”, ovviamente senza fonti perché scopiazzature da Wikipedia senza chiaramente citarla. Questo a parte il fatto che se mi fosse capitato di vedere un’aggiunta sgrammaticata simile l’avrei cassata al volo perché senza fonti attendibili…

“contrafforte volante”?

Monday, 4 July 2022 02:04 UTC

Premetto che ho molti amici traduttori :-) (e un paio di loro sono anche tra i miei ventun lettori… ma ovviamente non sto parlando di loro). In un libro (tradotto dall’inglese) che ho appena letto ho trovato a un certo punto scritta l’espressione “contrafforte volante”. Ora, come penso molti di voi io so più o meno cos’è un contrafforte, ma l’ultima volta che ne ho sentito parlare sarà stato all’inizio del liceo, cioè 45 anni fa (per me che sono anzyano: your mileage may vary). Tra l’altro manco sapevo come si dica in inglese “contrafforte”: sono andato a cercare e ho scoperto che è “buttress”. Una rapida ricerca mi ha fatto trovare la voce di Wikipedia in inglese “flying buttress”: l’ho aperta, ho controllato qual è il nome della versione in italiano e ho scoperto che si dice “arco rampante”. (Ok, a questo punto il mio neurone ha tirato fuori il disegnino dei contrafforti ad archi rampanti, ma questa è un’altra storia)

La mia domanda è semplice. È possibile che un traduttore trovi scritto “flying buttress”, traduca parola per parola, e non si renda conto che il sintagma in italiano non ha senso? È possibile che non gli sia mai venuto in mente di usare Wikipedia in questo modo non standard ma utilissimo per la terminologia tecnica? (E comunque anche Wordreference riporta la traduzione).

Fino al 15 giugno il Ministero della Cultura (MIC) ha indetto una consultazione pubblica sul Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale:

la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, agli istituti centrali e ai luoghi delle cultura statali che possiedono, tutelano, gestiscono e valorizzano beni culturali.

Ho letto le linee guida per la circolazione e il riuso delle immagini, e ho capito che la linea del MIC – “cacciateci i soldi” – non è cambiata di una iota. La cosa peggiore è che il piano pare essere un patchwork: le sue premesse sono assolutamente condivisibili, ma nella fase di assemblaggio qualcuno ha ben pensato di disattendere tali premesse per una presunta capacità di ottenere ricavi.

Tanto per essere chiari: non c’è nulla di male se il MIC vuole creare e vendere degli NFT a partire dalle opere che ha in cura. Io non riesco a capire perché uno vorrebbe mai avere un NFT, ma è evidente che c’è gente che invece li vuole; e allora che li si faccia e li si venda. Tanto quelli sono per definizione entità non copiabili, o se preferite uniche. I problemi sono altri. Per esempio,l’avere un sistema NC (non commerciale) per default sui contenuti in pubblico dominio, cosa che è incompatibile con i progetti Wikimedia e OpenStreetMap. Il tutto con una “licenza” (non lo è, e anche nelle linee guida la cosa viene rimarcata) “MIC Standard” che porterà a risultati parossistici. Mi spiego meglio. Se qualcuno chessò negli USA pubblica una traduzione non autorizzata del mio Matematica in pausa caffè, il titolare dei diritti (Codice Edizioni) può contattare le autorità statunitensi, bloccare la vendita e citare a giudizio il malcapitato editore. Questo perché le leggi sul diritto d’autore sono state (più o meno) armonizzate in tutto il mondo, e quindi i diritti di sfruttamento economico sono tutelati ovunque. Ma se lo stesso qualcuno usa commercialmente un’immagine del Colosseo con l’etichetta – esplicita o implicita – “MIC Standard”, il ministro può strillare quanto vuole ma non succederà nulla, perché dal punto di vista delle autorità USA quell’immagine è nel pubblico dominio. Insomma, gli unici eventuali guadagni arriverebbero dai nostri compatrioti, mentre all’estero potrebbero fare quello che vogliono.

Per quanto riguarda Wikipedia Commons, c’è persino una citazione esplicita:

Il download di riproduzioni di beni culturali pubblicati in siti web di terze parti non è sotto il controllo dell’ente pubblico che ha in consegna i beni (ad es. le immagini di beni culturali scaricabili da Wikimedia Commons, realizzate “liberamente” dai contributori con mezzi propri per fini di libera manifestazione del pensiero e attività creativa, e quindi nella piena legittimità del Codice dei beni culturali). Rimane nelle competenze dell’istituto culturale l’applicazione di corrispettivi per i successivi usi commerciali delle riproduzioni pubblicate da terze parti.

Rileggete questa frase. Ve la traduco in italiano corrente: Wikimedia Commons viene trattata alla stregua di una vetrina pubblicitaria dove l’unico lavoro da parte dello stato è farsi dare i soldi da chi prende da lì del materiale. Come forse immaginate, non è che la cosa ci piaccia più di tanto…

Ah: al MIC non piace proprio la CC0, la licenza che formalizza il rilascio di un oggetto o un’informazione nel pubblico dominio. Infatti (grassetto mio) si legge che

l’uso di dati e riproduzioni digitali del patrimonio culturale per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza, che non abbiano scopo di lucro diretto è libero per legge;

Quindi anche i metadati – a differenza per esempio di Wikidata, dove tutti gli elementi presenti hanno licenza CC0 – sono sotto una licenza di tipo NC. La digitalizzazione dei metadati è insomma qualcosa che si può fare solo per offrirlo poi gentilmente al MIC che sicuramente ci farà tanti soldi. Che gioia, vero?

L’età dei personaggi pubblici

Tuesday, 17 May 2022 02:04 UTC


Magari qualcuno si può chiedere perché l’anno scorso GQ ha pensato di dedicare un articolo a Stefania Rocca per il suo… quarantaseiesimo compleanno. A parte Valentino Rossi, il 46 non è che dica molto, non è mica il quarantadue! Se questo qualcuno è curioso, però, magari dà un’occhiata all’URL dell’articolo e scopre che c’è scritto “stefania-rocca-50-anni-rock”. In effetti, ricordare il cinquantesimo compleanno ha molto più senso, su questo non ci piove. E in effetti si fa in fretta ad andare sull’Internet Archive e vedere che l’articolo originale si intitolava “Stefania Rocca, i primi 50 anni di un’anima rock”.

L’altra settimana, però, la signora Rocca e/o il suo agente hanno deciso che il passato era passato, e quindi l’età della signora Rocca è di soli 47 anni. Per posti come GQ ci devono essere argomenti molto convincenti per fare riscrivere un articolo pubblicato l’anno scorso; su Wikipedia la cosa potrebbe sembrare banale ma in realtà è un po’ più complicata, come potete vedere. Mi è stato riferito (ma potrebbe essere una malignità…) che l’agente in questione ha mandato alla Wikimedia Foundation un codice fiscale della signora Rocca dove risulta il 1975 come data di nascita… ma il codice fiscale in questione corrisponde a un maschio e non a una femmina.

Ad ogni modo, la signora Rocca non è certo l’unica persona a cercare di inserire su Wikipedia una data di nascita diversa da quella che era sempre stata considerata tale in passato. Il primo caso che mi viene in mente è quello del mago Silvan (simsalabim!), ma anche Elisabetta Sgarbi, come già scrissi, afferma di essere nata nel 1965 come anche riportato dalla Treccani: il talento della signora Sgarbi si notava fin da ragazza, considerando che ha conseguito la laurea in farmacia nel 1980… Avevo anche segnalato alla Treccani che nel sito c’era stato uno scambio di caratteri, e il 1956 che è la data di nascita della signora Sgarbi era diventato 1965, ma non mi hanno mai risposto. Non so se Wikipedia abbia più errori della Treccani, ma sicuramente correggerli è più semplice!

Cina, Wikipedia e copyright

Thursday, 12 May 2022 10:12 UTC

Probabilmente non ve ne sarete accorti, visto che la notizia è passata solo su Wired (dove il titolista fa ancora fatica a distinguere Wikipedia da Wikimedia…) e CorCom: per il terzo anno consecutivo la Cina ha bloccato l’ingresso del movimento Wikimedia come osservatore in WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Dopo due anni in cui Wikimedia Foundation ha inutilmente cercato di essere accreditata, stavolta le richieste sono state fatte da alcuni capitoli nazionali (Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera oltre all’Italia), e la richiesta esta stata portata al Comitato Permanente sul Copyright e i Diritti Connessi (SCCR) di WIPO. Niente da fare: come le altre volte, la Cina ha dichiarato he anche i capitoli Wikimedia locali sono complici nel diffondere disinformazione. Negli anni passati il dito veniva puntato contro Wikimedia Taiwan, indicato come eterodiretto dalla Foundation: quest’anno direi che non c’è nemmeno stato bisogno per i cinesi di cercare di spiegare quale disinformazione sul copyright cinese viene propagata da Svezia o Messico. A questo punto Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno colto la palla al balzo e fatto rinviare la decisione sull’accreditamento per mancanza di unanimità.

Anche ammettendo che Wikimedia Taiwan faccia opera di disinformazione assoldando persone che scrivano sulle varie edizioni linguistiche di Wikipedia, resta il punto di partenza. Qui stiamo parlando di un comitato che parla di copyright e diritti connessi – cosa che ci ha sempre visti coinvolti come Wikimedia Italia. Essere membri osservatori non ci avrebbe per definizione dato il diritto di voto, ma ci avrebbe permesso di far sentire meglio la nostra voce su temi di cui ci occupiamo da sempre. Invece nulla da fare, e questo per ragioni prettamente politiche e indipendenti dal tema istituzionale. Non che ci aspettassimo chissà cosa, ma resta un peccato…

Ultimo aggiornamento: 2022-05-12 12:12

Su Valigia Blu, Bruno Saetta spiega la decisione della Corte di Giustizia europea su una richiesta da parte della Polonia (fatta nel 2019…) a proposito dell’articolo 17 dell’ormai famosa direttiva copyright. La Polonia chiedeva che fossero abolite le norme per cui i fornitori di servizi digitali devono attivarsi per fare in modo che nei loro servizi non siano disponibili opere in violazione dei diritti d’autore, o in subordine, se queswto non fosse tecnicamente possibile perché l’articolo non sarebbe rimasto in piedi, abolire tutto l’articolo. La ragione della richiesta era semplice: per controllare preventivamente tutto il materiale postato dagli utenti, i fornitori di servizi sarebbero stato costretti ad applicare sistemi di filtraggio automatico, cosa che sarebbe andata contro il diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti.

La Corte di Giustizia europea ha respinto la richiesta, e quindi le cose restano come ora. È però importante capire come ha giustificato la sua decisione, perché si scoprono molte cose. Innanzitutto, il filtraggio preventivo è in effetti una limitazione al diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti; quello che fa la direttiva è trovare un punto di compromesso tra questi diritti fondamentali e quelli dei proprietari dei contenuti. Attenzione: diritti dei proprietari, non degli autori! Saetta ricorda tra l’altro che se le aziende del copyright ci tengono a precisare che anche loro difendono i diritti fondamentali – un caro saluto a Enzo Mazza, già che ci sono… – il relatore ONU per i diritti culturali ha fatto presente che nel campo della proprietà intellettuale i diritti fondamentali sono solo i diritti morali, vale a dire affermare che l’opera è mia. E questi diritti, a differenza di quelli economici, non sono trasmissibili.

La seconda cosa da notare è che proprio perché si afferma che c’è una limitazione ai diritti degli utenti si ammette implicitamente che il filtraggio automatico è imposto dalla direttiva: altrimenti il problema non si porrebbe. Eppure, come leggete per esempio qui, l’ineffabile relatore Axel Voss aveva twittato dicendo che questo era una falsità e che quindi non ci fosse più motivo per non approvare la direttiva. (Come? il tweet originale non esiste più? Ah, signora mia, che vergogna! Non ci si può fidare di nessuno!) Vabbè, ma tanto questo lo sapevamo già.

Seguono infine i paletti (o se preferite, le garanzie) a tutela degli utenti finali: dalle segnalazioni dei titolari dei diritti che devono essere circostanziate (insomma, non basta dire “avete roba mia”) al non dover bloccare i contenuti leciti (e una parodia è un contenuto lecito) a un meccanismo di reclamo funzionante se qualcuno cancella del materiale che riteniamo essere lecito. Ma soprattutto, i fornitori non hanno alcun obbligo di sorveglianza generale dei contenuti immessi dagli utenti. Non sono loro a dover giudicare se un contenuto è stato caricato illegalmente, ma i giudici.

Il tutto funzionerà? Probabilmente no. Quello che pare certo è che al momento le uniche implementazioni della direttiva che rispettano questi principi sono l’austriaca e la tedesca. Quella italiana no, ma non lo sono neppure la francese e la spagnola che pure dicevano di essere stati bravissimi. Aspettatevi altri ricorsi…

Che ne sapete del Digital Services Act?

Tuesday, 26 April 2022 10:04 UTC

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-26 12:36

Truppe d’assalto a Wikipedia

Friday, 1 April 2022 02:04 UTC

Dopo il caso Orsini è arrivata la nuova campagna contro la fascistissima Wikipedia. Da mercoledì sera la casella di posta dei comunicati di Wikimedia Italia ha ricevuto questi messaggi.


– Stefano V.:
Salve, leggo che Wikipedia è un Enciclopedia libera, quindi mi spiega perché della porcata sulla pagina della Strage di Odessa? Perché dopo 8 anni avete cambiato proprio ora? Ha una spiegazione a questo?


– E. Bosisio:

Buonasera,

Ritengo vergognosa la manomissione della pagina Wikipedia riguardante il rogo avvenuto nel 2014 nel palazzo dei sindacati ad Odessa.

Sono stati rimossi i riferimenti ai carnefici, cioè i gruppi paramilitari nazionalisti e nazisti ucraini, che poi influenzeranno la vita politica del paese.

Spero venga ristabilita la verità nella pagina.


– Rossella C.:

Vergognatevi


– vitojc.:

Reclamo in allegato: hanno manipolato la Vostra pagina. Non riceverete più contributi se mantenete e continuate falsificazioni storiche. [l’allegato è un’immagine con doppio screenshot della voce, “prima” e “dopo”]


Il tutto a quanto ho capito è partito da un post Facebook di La fionda, ripreso da L’antidiplomatico.

Cosa è successo? Per avere un’idea, ecco alcune versioni della voce.

&diamond prima versione, novembre 2020, con il nome “Rogo di Odessa” (e non certo filoucraina)

&diamond aprile 2021, subito prima della sua rinomina, fatta senza nessuna discussione da un utente con la motivazione “Rinomino in strage, come viene riportata su numerose fonti attendibili”; le fonti diverse nella voce erano tre e usavano rispettivamente “strage”, “rogo”, “incendio”. (differenze)

&diamond Fine 2021, prima dell’escalation che poi ha portato all’attacco russo (differenze)

&diamond 21 marzo 2022, prima di un’aggiunta di altre notizie e del ritorno al nome originale. (differenze)

&diamond versione del 30 marzo 2022, quella attuale al momento in cui scrivo (differenze)

Insomma: è un po’ difficile affermare che in otto anni si è cambiato solo ora, visto che la voce ha due anni e che aveva preso quel nome dieci anni fa. Nella versione attuale, qualunque sia il titolo della voce, a me pare che siano chiare le responsabilità dell’Ucraina nel cercare di insabbiare l’operato dei neonazisti, e il Pravyj Sektor è regolarmente citato. Ma non vale la pena spiegare le cose ai signori di cui sopra, che non credo abbiano alcun interesse a leggere davvero cosa c’è scritto: altrimenti si sarebbero accorti che nella pagina web dove si trova l’indirizzo a cui mi stanno scrivendo è specificato che Wikimedia Italia non ha alcun controllo sulla voce. (Non starete mica pensando che ci sia qualcuno che dica “scrivete a press, così vi farete ascoltare!”?)

Un’ultima chicca. Non sono molte le versioni di Wikipedia che hanno una voce al riguardo, anche quella inglese ne parla all’interno degli scontri del 2014. Però c’è quella russa, che si intitola Пожар в Одесском доме профсоюзов, cioè incendio al palazzo dei sindacati di Odessa. Evidentemente i nazisti si sono infiltrati anche lì, con la scusa che la Russia sta bloccando l’accesso a Wikipedia lasciando liberi i nazisti russofoni all’estero di vandalizzarla…

aggiornamento: (7 aprile) stanotte alle 2:20 ha scritto all’indirizzo di Wikimedia Italia un tal “ivan tighi” (google non mi ha dato nessuna occorrenza, quindi scrivere nome-e-cognome non dovrebbe essere un problema di violazione di privacy) cominciando con “Caro Jimmy,” (e scrivendo in italiano, ça va sans dire). Magari capite perché non rispondo nemmeno più: se uno è convinto di scrivere direttamente alla Wikimedia Foundation è inutile cercare di spiegargli come funzionano le cose.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-07 08:45

No, Orsini non è stato “oscurato” da Wikipedia

Saturday, 26 March 2022 10:00 UTC

Sono più di vent’anni che esiste Wikipedia, e più di vent’anni che almeno i nostri giornalisti non hanno ancora capito come funziona. (Oppure che non gliene importa un tubo, o ancora che pensano che mettere Wikipedia in un titolo porti più visualizzazioni e quindi più soldi…) Prendete questo articolo del Corsera e guardate il titolo: quello che si può capire è che Wikipedia ha oscurato la voce su Alessandro Orsini perché “ha detto cose scomode” o qualcosa del genere.

La verità è un’altra. Fino all’altra settimana, nonostante l’evidente narcisismo di Orsini, non esisteva nessuna voce di Wikipedia su di lui: insomma, non se lo filava nessuno. Dopo che il Messaggero l’ha – se non ho capito male – censurato, i suoi solerti seguaci hanno scambiato Wikipedia per un social network e hanno cercato di creare la sua fanpage, che è stata regolarmente e immediatamente cancellata in tutte le sue incarnazioni dai nomi improbabili (“Alessandro Orsini (giornalista)”, “prof Alessandro Orsini”…). Tutto qua.

La vera domanda è un’altra. Orsini è da considerarsi “enciclopedico”, cioè una personalità rilevante, secondo le regole di Wikipedia? Beh, probabilmente sì. Nel 2010 vinse infatti il Premio Acqui Storia che dovrebbe essere importante – uso il condizionale perché non è il mio campo, e non per nulla io non sono nemmeno entrato nella discussione che si sta avendo al riguardo. In questo caso, non appena il polverone mediatico si sarà posato, immagino che la voce su di lui verrà scritta, e queste polemiche saranno riportate con la corretta enfasi come per esempio nel caso di Donatella Di Cesare. La censura insomma non c’è, checché ne pensino i solerti seguaci di cui sopra e forse anche l’estensore dell’articolo…

Ultimo aggiornamento: 2022-03-26 11:00

Dopo il primo articolo della scorsa settimana riguardo alla voce sull’invasione dell’Ucraina, ieri è stato pubblicato sul digitale (e credo oggi sul cartaceo) un articolo più completo (putroppo riservato agli abbonati).

Lasciamo da parte il fatto che continuino a parlare della fantomatica “Wikipedia Italia” (e dire che invece c’è “Wikipedia in lingua russa”… non riesco a capire quale sia per loro la differenza): evidentemente non ci arrivano. Partiamo invece dalle buone notizie: le affermazioni di Ruthven (il wikipediano intervistato dal giornalista) vengono riportate correttamente. Da questo punto di vista insomma non c’è nulla di cui lamentarsi. Quello che io ho trovato interessante è leggere nemmeno troppo tra le righe la posizione del gruppo GEDI, che è chiaramente antirussa. Insomma, il problema non mi parte tanto che Wikipedia sia o non sia un news media quanto che venga ritenuta non allineata con la scelta di campo di Elkann…

Poi vabbè, c’è il solito peana per la Treccani, dove «sono state aggiunte molte più informazioni di quelle che hanno trovato spazio, nelle tre settimane successive all’inizio del conflitto, su Wikipedia Italia.» Ho guardato ieri pomeriggio la voce relativa: ieri pomeriggio c’erano venti righe, dove tra l’altro si dice che «la Russia ha avviato una “operazione militare speciale” nel Paese, invadendo la regione di Kiev». In effetti hanno usato un punto di vista ancora più neutrale di quello wikipediano :-)

Martedì avrò parlato per una ventina di minuti con il giornalista che ha pubblicato questo articolo, e un altro wikipediano che era più addentro di me avrà ancora aggiunto qualcosa: eppure l’articolo afferma che è stata “Wikipedia Italia” a pubblicare la sua voce sull’invasione russa dell’Ucraina. Sono più di quindici anni che cerchiamo di spiegare che esiste Wikipedia in italiano (o se preferite in lingua italiana) e non Wikipedia Italia, ma niente da fare, non riusciamo a fare entrare il concetto.

Ma la cosa che mi lascia (e mi aveva lasciato martedì) più perplesso è un’altra: l’incredulità perché la versione italiana di Wikipedia era l’unica che non aveva una voce sull’invasione e si limitava a una bozza, incredulità che si avvicinava a una bocciatura piena del modello it.wiki. Basta vedere la terminologia: la voce italiana “appare sicuramente più scarna”, e non per esempio “è sicuramente più minimale”, con un aggettivo più neutro. (Per la cronaca: dire che la voce “è rimasta praticamente nascosta agli occhi dei lettori” è corretto, ed essendo io tanto buonino non mi lamento neppure per il grassetto). Scrivere di una guerra in corso è qualcosa di estremamente scivoloso: le notizie si susseguono e non c’è la possibilità di verificarle in modo indipendente. Certo, che ci sia stata un’invasione è fuori d’ogni dubbio, così come altre notizie. Certo, la struttura stessa di Wikipedia permette di emendare eventuali errori. Ma guardiamoci in faccia: è forse Wikipedia un news media? Evidentemente no. Ci sarebbe al più Wikinotizie, ma non se lo fila nessuno. Non vedo insomma nessun guaio se si evita di scrivere di tutto e di più su questa guerra: tanto ai lettori non mancano certo altre fonti a cui rivolgersi. Potremmo al più dire che si va su Wikipedia per cercare un punto di vista neutrale, che fino a martedì sera mancava; ma proprio perché io opero da una vita su Wikipedia vi posso assicurare che pur con le migliori intenzioni di tanti contributori non è affatto detto che su temi come questo si possa raggiungere l’oggettività in tempr reale.

Mi resta solo un dubbio: perché questa stroncatura specifica arrivi da un giornalista, che in fin dei conti ha tutto da guadagnare nel non essere in concorrenza su Wikipedia a riguardo di questo tema. Mah…