Bozza:Storia delle Scuole Superiori di Mediazione Linguistica italiana

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Le origini internazionali

Le Conferenze internazionali del XX secolo furono lo stimolo impellente al ricorso di traduzioni rapide, immediate, efficaci. Tra le prime, grandi occasioni di sviluppare queste tecniche si riscontrano infatti le giornate dedicate nel 1919 al Trattato di Versailles (il Trattato di pace che pose fine alla Prima Guerra Mondiale): fu il francese Paul Mantoux a organizzare e sviluppare tra i primi il lavoro di interprete di conferenza, assieme a Jean-François Rozan, a cui è attribuita, tra l’altro, l’opera specialistica dal titolo La prise de note en interpretation consécutive (Prendere Appunti durante l’interpretazione in consecutiva), che contiene l’ABC dell’interpretariato in consecutiva.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Processo di Norimberga (novembre 1945 – ottobre 1946) segna la nascita dell’Interpretazione Simultanea (IS). Fu il colonnello americano e interprete Léon Dostert a proporre e predisporre l’interpretazione simultanea: formò a questo fine un’équipe di 100 interpreti abituandoli a tradurre oralmente in tempo reale i discorsi spontanei dei partecipanti attivi ai processi. Ciò  fu possibile grazie alla tecnologia dell’IBM, che aveva acquistato il sistema di interpretazione simultanea telefonica brevettato nel 1921 da Alan Gordon Finlay ed Edward Filene; era stato lo stesso Filene ad utilizzare, per primo, il termine “interpretazione simultanea”, già nel 1925. A Norimberga tutte le udienze ebbero traduzione in inglese, francese, tedesco e russo; utilizzando l’Interpretazione Consecutiva (IC), ciò avrebbe comportato tempi troppo lunghi dei dibattimenti. I primi interpreti simultaneisti dovettero imparare dunque sul campo la tecnica, anche se alcuni di loro già conoscevano le tecniche della IC. Ogni interprete lavorava solo verso la madrelingua per al massimo due sessioni da 45 minuti al giorno e con un giorno di riposo ogni due lavorati. Quando non erano in cabina dovevano esercitarsi, o effettuare traduzioni scritte.

Nel 1941 era stata istituita la prima Scuola per Interpreti presso l’Università di Ginevra, alla quale seguirono altre scuole divenute molto prestigiose come quelle di Vienna (1943) in Austria, Magonza (Germersheim), Heidelberg e Monaco in Germania, Georgetown a Washington. In Italia, la Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori (SSIT) nasce a Milano (1951) solo professionale - non di livello Universitario.

Una lunga evoluzione.  Gli anni ‘50

La storia di questo percorso di studi comincia e si sviluppa attraverso il contributo di alcune grandi figure, emerse dal campo degli studi linguistici e letterari. La personalità capace di dare un impulso decisivo agli inizi di quest'avventura fu il professo Silvio Baridon, docente ordinario francesista all’Università degli Studi La Sapienza di Roma, presso la Facoltà di Magistero, dove tenne per molti anni la Cattedra di Lingue e Letterature straniere.

Nell'autunno 1951 Silvio Baridon fondò infatti la prima Scuola Superiore per interpreti e traduttori in Italia, che diresse fino alla morte; sin dall'inizio, suo compagno d’avventura fu l'amico Carlo Bo, altro grande linguista, il quale sarebbe diventato un importante studioso di critica letteraria, conosciuto ancor prima della guerra durante gli anni comuni del Liceo a Chivasso. Una volta partita questa Scuola delle origini, si pose per Baridon e i suoi collaboratori un problema sociale ed imprenditoriale: quale sbocco di lavoro offrire alle studentesse di questa nuova Scuola per interpreti e traduttori? In quel periodo il contesto e il mercato italiano dell’interpretazione di conferenza (svolto perlopiù in cabine insonorizzate) era monopolizzato dai pochi professionisti italiani aderenti all’Associazione internazionale di categoria, l’AIIC (Association Internationale des Interprètes de Conférence), fondata nel 1953. Non esistevano altri tipi di gruppi strutturati in questa professione, e gli organizzatori di Congressi trovavano più comodo, e rassicurante, rivolgersi a quelle che venivano sbrigativamente chiamate «le Aiic», cioè le “traduttrici dell’AIIC”: anche se le tariffe minime obbligatoriamente applicate dall’AIIC, sotto la rigorosa sorveglianza corporativa delle responsabili «regionali», erano altissime.

Sul versante delle traduzioni - al di fuori dei convegni - la situazione era opposta: libera concorrenza e libero compenso. Le traduttrici e i traduttori con conoscenza eccellente, mediocre o approssimativa di una o più lingue straniere si offrivano indifferentemente a case editrici, a imprese commerciali, a studi professionali, a organizzazioni internazionali. La legge era quella cieca ed oscillante del libero mercato, con ben poco riguardo per la qualità, e grande attenzione ai costi. Le case editrici forti di una lunga e gloriosa storia di traduzione letteraria si salvaguardavano in qualche modo, affidandosi a consulenti e, soprattutto, a bravi redattori interni. Nel resto del mercato era invece una "lotta continua".

La Scuola Interpreti e Traduttori

Nel 1968 Baridon fondò quindi a Milano, assieme a Carlo Bo, l'Istituto Universitario di Lingue Moderne (IULM) di cui ricoprirà da allora la carica di Rettore, fino all'anno della scomparsa. Il Prof. Baridon creò anche, su questa medesima linea di intenti, il Centro Congressi, un tipo inedito di agenzia simile a poche altre già esistenti, ma con il fascino della combinazione di due parole, a quel tempo, non comuni. Affidò la sua organizzazione prima a una, poi a un’altra delle sue migliori studentesse: l’ordine era quello di affidare ogni incarico del lavoro richiesto alle diplomate, ai diplomati e ai docenti della Scuola Interpreti e Traduttori.

Il successo fu grande ed immediato, poiché da quell’Istituto uscirono giovani realmente formati su di una solida preparazione professionale nelle lingue e nella traduzione. Molti di loro si distinguono tuttora nei settori dell’interpretazione, della traduzione e della docenza, anche universitaria. In quel contesto spesso ancora oscillante, le giovani collaboratrici e collaboratori del Centro Congressi vennero spesso, e a lungo, tacciati dalle figure «AIIC» di essere gente dei sous-enchères, espressione la cui traduzione in italiano, dal francese, può rendersi col significato di «sottobosco».

Diversi luoghi fecero da scenario a questa storia: per esempio, il Liceo Linguistico di via Boncompagni a Roma, come le stanze dell’Istituto Oxford, spazi oggi perlopiù perduti alla memoria, e ormai lontani dalle pratiche linguistiche. Come la stessa Scuola Interpreti, trasferitasi poi in via Mercadante, sempre a Roma, e in seguito di nuovo altrove.

Il titolo era riconosciuto ed aveva valore legale, ma non era una vera e propria laurea. Si decise così di creare l’Associazione ANSIT: si riunirono sotto questa sigla tutte le Scuole interpreti e traduttori, sulla via giuridica per l’equipollenza. All’ANSIT in quel momento non aderirono, però, le cosiddette SSIT. Nel tempo, l’ANSIT si collegò però sempre più attivamente con le SSIT: a Presidente fu eletto G. C. Cecioni, grande professore linguista dell’Università di Firenze; aveva egli stesso creato a Firenze un Centro Linguistico all’avanguardia. Giunse quindi una prima Legge importante per la regolamentazione della materia, la 697.

Le tappe legislative decisive

  • Nel 1993 fu ulteriormente definito, sul piano legale, il Diploma universitario per Interpreti e Traduttori. Un gran pasticcio, però; apriva infatti nello stesso tempo due percorsi differenti: uno quello statale di 1500 ore annue, l’altro quello “nostro”, invece di 1800 ore.
  • Nell’ottobre 1998 – fu creato dal MIUR l’Osservatorio.
  • Il Regolamento n. 509 del 3 novembre 1999 ha poi introdotto la riforma didattica dei corsi universitari, riforma che è stata attuata in maniera graduale.
  • Con l'anno accademico 2001/02 è iniziata la realizzazione concreta di tale riforma didattica dei Corsi universitari, n. 509/1999; essa è stata applicata al primo anno dei nuovi Corsi universitari e poi estesa gradualmente agli anni successivi.
  • A seguito del Decreto Ministeriale n. 38/2002, con cui è stato riformato l’ordinamento degli studi del settore, le Scuole hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale nel 2003, e da allora sono state abilitate ad attivare corsi di studi di durata triennale e rilasciare il Diploma di Mediatore Linguistico equipollente, a tutti gli effetti di legge, al Diploma di Laurea in Scienze della Mediazione Linguistica, conseguito nelle Università Statali.
  • Dal 2003 tutte le vecchie Scuole sono state per questo motivo riordinate: esse diventano Scuole Superiori per Mediatori Linguistici (SSML), abilitate dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca a rilasciare, come detto, un titolo equipollente ai Diplomi di Laurea in Mediazione linguistica (L-12) conseguiti presso le Università italiane.
  • Nel 2018 entra in vigore il Decreto 3 maggio 2018, n. 59: Regolamento recante modifiche al decreto 10 gennaio 2002, n. 38, per il riordino della disciplina delle scuole di cui alla legge 11 ottobre 1986, n. 697, adottato in attuazione dell’articolo 17, comma 96, lettera a), della legge 15 maggio 1997, n. 127. (18G00083). In questa fondamentale evoluzione normativa, si dispone che le Scuole Superiori per Mediatori Linguistici di cui al comma 1 debbano disporre di qualificati docenti con comprovate competenze in ambito di didattica e ricerca nelle discipline linguistiche, comprese quelle professionalizzanti. I percorsi formativi dei corsi di secondo ciclo sono adesso definiti in conformita’ con gli obiettivi formativi qualificanti e con le attivita’ formative indispensabili previste dalla classe LM-94 «Traduzione specialistica ed interpretariato» - di cui al decreto ministeriale 16 marzo 2007 - relativo alle classi di Laurea Magistrale. I titoli di studio rilasciati all’esito dei corsi di secondo ciclo sono equivalenti alle Lauree Magistrali della classe LM-94.

Il mediatore linguistico: un profilo disciplinare aperto tra identità e alterità

Nella tradizione degli studi accademici e delle scuole di lettere il profilo del mediatore linguistico per i primi decenni della sua istituzione si è configurato perlopiù all’interno di una certa definizione tecnica applicata alla funzione del traduttore, o alla ricerca linguistica collegata ai testi letterari. Con la grande apertura delle relazioni internazionali, il discioglimento dei confini tra gli Stati connesso a una mobilità sempre più diffusa degli individui tra terre e nazioni dell’epoca digitale, il mediatore linguistico può riconfigurare a più livelli la sua offerta professionale a partire dalle proprie conoscenze linguistiche, testuali e discorsive, nel dinamico contesto in cui oggi si va ad inserire tale sua proposta.

Esso, seguendo la linea oramai spesso già tracciata che sta, negli ultimi anni, trasferendo il profilo del mediatore stesso dall’ambito strettamente linguistico e di supporto traduttivo a quello più ampio della mediazione sociale ed interculturale in genere, è chiamato oggi ad arricchire le proprie competenze definendosi, in questa maniera, a un ben più alto livello di potenziali responsabilità sociali, nell’esercizio di una professione che, se ben formata nei propri percorsi di studio ed avviamento, può seguire parallele avventure e percorsi disciplinari sempre più complessi e diversificati, con i quali inserirsi con molte più ricche possibilità in tanti variabili contesti sociali e culturali.

Percorsi intrecciati ai saperi psicologici, alla cultura antropologica, a nozioni sociologiche e filosofiche, agli strumenti comunicativi o strategico-economici paiono senz’altro integrabili ed innestabili nel cursus degli studi linguistici in genere, e della Mediazione Linguistica qui considerata nello specifico.

Definizioni e funzioni delle SSML

Ritornando alle istituzioni formative definite dalle successive legislazioni, esse sono considerate sedi primarie di Alta formazione, di specializzazione e di ricerca nel settore delle professioni di Interprete, Traduttore, Adattatore delle arti audiovisive e nell’ambito più generale della Mediazione Linguistica, e svolgendo correlate attività di produzione culturale. Sono dotate di personalità giuridica e godono di autonomia statutaria, didattica, scientifica, amministrativa, finanziaria e contabile. La formazione di queste Istituzioni si pone l'obiettivo di un rapido inserimento degli allievi nel mondo del lavoro.

I corsi sono destinati a giovani e adulti che dopo il conseguimento del diploma intendono specializzarsi con livelli di qualificazione elevati e competenze professionali specifiche.

Le Associazioni delle SSML: dall'ANSIT all'AUPIU

Dopo 20 anni dalla sua nascita l’ANSIT finì il suo operato venne sciolta: poco dopo, nacque l’AUPIU. A fondarla sono due Istituzioni, e due donne: Alessandra Briganti, Rettrice della Unimarconi, ed Adriana Bisirri, fondatrice e direttrice per molti anni della Gregorio VII.

L’ AUPIU, come sua missione, nasce dalla volontà di aprire un dialogo duraturo con le istituzioni, e nello stesso tempo la possibilità di poter finalmente disporre di:

-  funzioni di indirizzo e programmazione quale organo consultivo nei confronti dei Ministeri competenti, curando l’attivazione di un canale permanente di comunicazione e di scambio tra le singole Università Pubbliche non Statali e Istituzioni di livello universitario Italiane e le istituzioni dello Stato;

-  una formula di valutazioni e proposte in merito ai provvedimenti, anche di carattere legislativo, con lo scopo di cooperare allo sviluppo degli ordinamenti didattici e delle attività scientifiche

- un compito specifico dell’Associazione nel garantire un canale permanente di comunicazione e di scambio con la comunità scientifica a livello internazionale, così da promuovere e stimolare la ricerca italiana nei diversi settori disciplinari.

Bibliografia

Sulla storia delle Scuole Superiori di Mediazione Linguistica non esiste ancora una bibliografia saggistica. Sulla evoluzione delle teorie linguistiche e delle tecniche nell'ambito della traduzione, possiamo annoverare:

R. de Beaugrande, W.U. Dressler, Introduction to Text Linguistics, Longman, London 1981

A. Bisirri, A. D. De Leonardis, Variazione e traduzione, San Domenico University Press 2024

A. Gaber, Teoria e storia della traduzione Georges Mounin, all'indirizzo https://www.academia.edu/9863446/TEORIA_E_STORIA_DELLA_TRADUZIONE_GEORGE_MOUNIN

D. Gile, Basic Concepts and Models for Interpreter and Translator Training, Amsterdam/Philadelphia: John Benjamins, 1995

J.-F. Rouzan, La prise de notes en interprétation consécutive, Librairie de l'Université Georg, 1974